Industria automotive: i trend alla guida del cambiamento
Che vi sia in atto una vera e propria rivoluzione all’interno dell’industria automotive non è di certo un mistero.
Se operi nell’automotive industry, saprai senz’altro che il settore sta viaggiando verso un decennio di profonde trasformazioni, determinanti per il suo futuro.
Nuove sfide e opportunità che giocheranno un ruolo fondamentale per la competitività, ma anche per la sopravvivenza, in un mercato in continua evoluzione.
Ma cosa serve ai principali attori del mondo automotive per essere preparati al cambiamento in termini di positioning? Verso dove si sta dirigendo il mercato?
Eccoli i nuovi trend che stanno modificando il futuro dell’industria automobilistica: si chiamano MADE, Mobilità condivisa, guida Autonoma, transizione Digitale ed Elettrica.
Mobilità condivisa: un mercato da tener d’occhio
Cogliere le nuove sfide e sfruttare l’evoluzione a proprio vantaggio significa anche sapersi svincolare da logiche tradizionali e spesso obsolete.
Un tempo, la priorità del consumatore finale era profondamente radicata al concetto di possesso del veicolo. Oggi, la tendenza è sempre più quella di intendere l’auto come mezzo per spostarsi dal punto A al punto B.
L’utente moderno, specie quello più giovane, è rivolto verso soluzioni smart ed innovative che non comportino investimenti di spessore, come quello legato all’acquisto di un’automobile.
Se a questo aggiungiamo una sempre più diffusa sensibilità verso il tema della sostenibilità ambientale, ecco che quello della mobilità condivisa diventa un business di importanza cruciale per i dealer e per tutta l’industria automotive.
Per scongiurare il rischio di soccombere rispetto ai concorrenti indiretti che operano in questo settore, i principali OEM (Original Equipment Manufacturer, i costruttori) hanno cominciato a pensare in modo diverso, vagliando aspetti e logiche che per forza di cose riguardano anche i concessionari.
L’attenzione non è più focalizzata soltanto sul numero di unità vendute, ma anche su fattori sempre più vitali per competere nel mercato attuale, come i chilometri percorsi da ogni veicolo o l’avvio di partnership con chi fornisce servizi di car sharing.
L’obiettivo è quello di ritagliarsi uno spazio sempre maggiore all’interno di questo mercato, attraendone il relativo target e direzionandolo, nel tempo, verso il proprio core business.
Guida autonoma: la corsa all’oro dell’industria automotive
La grande scommessa del mercato automobilistico: un’autentica corsa all’oro con un traguardo ancora molto lontano da tagliare, ma all’interno della quale nessuno può permettersi di perdere troppo terreno.
In realtà, nelle strade di tutto il mondo circolano già numerosi veicoli dotati di livelli base di autonomia (la guida assistita è ormai un aspetto consolidato della produzione automobilistica), ma il tragitto che porta all’automazione completa delle vetture è ancora lungo da percorrere.
Le principali case automobilistiche hanno già cominciato le sperimentazioni, allestendo addirittura luoghi per simulare le situazioni di traffico più estreme.
In questo tragitto verso la piena automazione, il grande ostacolo non è tanto di natura tecnologica. A complicare il percorso è la necessità di sviluppare un’elevata interazione dell’auto con il mondo esterno – per spostarsi agilmente e riconoscere gli ostacoli – che garantisca standard di sicurezza adeguati.
L’auto a guida autonoma ha bisogno di dialogare con le città, di urbanistica smart e di leggi, regole e codici che la favoriscano. Il dialogo tra istituzioni – centrali e locali -, industria e ricerca diventa quindi di vitale importanza.
Transizione digitale: auto connesse e raccolta dati
Se il grande sogno dell’industria automotive è quello di un futuro all’insegna delle auto a guida autonoma, è chiaro che il processo di digitalizzazione delle vetture diventa un aspetto di primaria rilevanza.
Quella del futuro è un’auto connessa e adeguatamente digitalizzata, in grado di inviare e ricevere segnali e di percepire perfettamente la realtà circostante.
La digitalizzazione dei veicoli, però, non riguarda soltanto la loro abilità di interagire con l’ambiente esterno, ma rappresenta, per i dealer e per tutti gli attori del mercato automotive, la possibilità di raccogliere un’enorme mole di dati da sfruttare in ottica post vendita.
La vera sfida, per non lasciare questo business esclusivamente nelle mani dei giganti del digitale, è quella di mettersi nelle condizioni di gestire e sfruttare al meglio l’imponente flusso di informazioni che giungerà dalle vetture.
Transizione elettrica: un mercato in controtendenza
La pandemia da coronavirus ha sicuramente ha avuto un impatto importante sul mercato automotive nel nostro paese, con un calo delle immatricolazioni addirittura del 34% rispetto al 2019.
In questo settore esiste però un dato in netta controtendenza: la vendita di auto elettriche, in crescita del 155% da gennaio 2020.
Nonostante, in Italia, i dati sulla transizione elettrica restino ancora modesti rispetto al resto d’Europa, la crescita dell’ultimo anno rappresenta uno scenario incoraggiante e un segnale significativo.
La mobilità elettrica apre nuove sfide e opportunità a tutti i protagonisti dell’industria automobilistica, spinti dalla possibilità di attrarre nuovi clienti e dall’obbligo di adeguamento alle politiche ambientali.
Ad esempio, un requisito necessario previsto dalle norme anti inquinamento è la flotta FEV (Full Electric Vehicle): per gli OEM questo significa investire sulla diffusione di infrastrutture di ricarica sul territorio o, addirittura, diventare gli operatori principali di questo business.
In questo senso, anche i dealer sono fortemente coinvolti nel processo. Molte concessionarie, infatti, si sono già attrezzate con la presenza di colonnine di ricarica per auto elettriche all’interno delle loro strutture, fornendo così un servizio aggiuntivo e sempre più indispensabile ai propri clienti.
Quale futuro per concessionari e OEM?
La tendenza, dunque, pare essere quella di un futuro in cui dealer e OEM rivestiranno sempre di più il ruolo di mobility provider, evolvendo la loro funzione da meri venditori e produttori di automobili a fornitori di servizi della mobilità.
Ma a cosa è dovuto questo processo di evoluzione? Cosa spinge le case automobilistiche e di conseguenza i concessionari verso questa trasformazione?
Essenzialmente, l’esigenza di far fronte ad una concorrenza tutta nuova, figlia dei cambiamenti in corso, e la conseguente presa di coscienza di quanto possa essere vantaggioso mantenere i clienti in portafoglio con offerte a lungo termine.
Questa nuova veste potrebbe mettere gli OEM nelle condizioni di prendere il cliente in carico senza particolari intermediazioni. Cosa devono fare, allora, i concessionari per mantenere salda la propria posizione nei confronti delle case madri?
Adattarsi camaleonticamente alla situazione, innanzitutto sfruttando le possibili aggregazioni con altri dealer e fornitori di servizi e offrendo, di conseguenza, soluzioni multiservice non necessariamente legate ad un singolo brand.
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